Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

Sei italiani su dieci risparmiano, top da vent’anni. Per gli “over” l’obiettivo è la casa ai figli

Sei italiani su dieci risparmiano, top da vent’anni. Per gli “over” l’obiettivo è la casa ai figli

MILANO – Mai così tanti italiani che risparmiano, nell’ultimo ventennio. Qualche segnale di maturazione nella gestione del portafoglio e del bilancio finanziario, ma prevale ancora un atteggiamento “elementare” verso il denaro, che si lega a doppio filo con la scarsa educazione finanziaria. E c’è una fetta sempre più importante della popolazione, quella over 60, che si dimostra pienamente vitale, un vero e proprio “attore economico” che pianifica e consuma e soprattutto è generoso verso le generazioni che verranno, pensando che lasciare loro una casa sia il minimo.

Risparmiatori al 58%

L’ultima Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, appena pubblicata da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, dice che nel 2025 il peso dei risparmiatori sul totale degli intervistati continua a risalire: sono il 58 per cento del campione. “Si tratta del valore più elevato degli ultimi vent’anni (il minimo era stato nel 2014, con solamente il 39 per cento di risparmiatori), in aumento rispetto sia al 2023 (52 per cento) che al 2024 (56 per cento)”. Giuseppe Russo, direttore del Centro Einaudi, presentando il rapporto quantifica questa crescita: “Vuol dire avere incluso 500mila famiglie che non risparmiavano, nell’arco dei dodici mesi”.

Redditi medi (2.552 euro) soddisfacenti

Stando alle risposte dei 1.700 intervistati, titolari di c/c e di fatto responsabili delle finanze di famiglia, negli ultimi anni il reddito netto per individuo è cresciuto, siamo a 2.552 euro, e sul punto il saldo tra soddisfatti e non è ampiamente positivo (65%). Peggiora sensibilmente, quest’indice di soddisfazione, quando la domanda si rivolge alla previsione di come si starà una volta in pensione: qui il saldo di soddisfatti cala al 38%. Soddisfazione corrente, dunque, ma preoccupazione per il futuro pensionistico.

Risparmiano leggermente di più gli uomini (61 a 57 per cento) e non stupisce che il tasso sia direttamente correlato a variabili quali le classi di reddito, il titolo di studio (65% dei laureati contro il 42% di chi ha la licenza elementare), possesso di casa.

Perché si risparmia?

L’11,5% del reddito viene risparmiato da queste famiglie, sostanzialmente in tenuta dall’11,7% dell’anno scorso anche se la quota non cresce più: un effetto dell’allargamento della base di risparmiatori, con le nuove famiglie risparmiatrici caratterizzate da redditi inferiori e dunque con una propensione a metter da parte inferiore.

Il rapporto ricostruisce che per il 36% degli intervistati le risorse accantonate servono ad affrontare imprevisti futuri, ma rimarca come si stia affermando una categoria di risparmiatori "intenzionali” che si affiancano a questi “precauzionali". Non solo formichine che mettono da parte per non essere impreparate di fronte all’inverno, ma che accumulano con un obiettivo specifico: che siano la casa, gli studi dei figli, o le esigenze per la propria pensione: queste formichine “intenzionali” rappresentano il 38% dei risparmiatori.

D’altra parte, pur essendo le pensioni un tema di preoccupazione sempre più alta (il rapporto ne parla nei termini di una “preoccupazione generazionale”), poco meno di un quarto del campione (24,5%) ha sottoscritto una forma pensionistica complementare. Sebbene la percentuale sia raddoppiata negli ultimi anni, è assolutamente deficitaria e dimostra come tradurre la consapevolezza in azione sia una priorità. Ancor più vero se si guarda alla bassissima diffusione delle polizze Long Term Care (Ltc, quelle che proteggono dai rischi legati all’incapacità di provvedere a sé stessi, specialmente in vecchiaia), ma anche sanitarie e vita, specie tra i giovani. Meno di due italiani su dieci sono protetti da un’assicurazione (individuale o familiare, collettiva o aziendale) che copre, in tutto o in parte, le spese mediche.

Obbligazioni sì, azioni no

Se si guarda a come si impiegano i risparmi, le obbligazioni rimangono lo strumento preferito, con un quinto dei risparmiatori italiani del campione che le possiede: il 44% di questi ha operato nell'ultimo anno, con un rapporto di 2 a 1 tra chi ha acquistato e chi ha venduto. Invece le azioni rimangono ai margini e solo il 4,6% degli intervistati ha operato in Borsa negli ultimi dodici mesi. La “sicurezza” è il primo obiettivo di investimento, ma per la prima volta quest’anno non si guadagna la maggioranza assoluta delle citazioni (si ferma al 47 per cento).

Brillano i “Silver”, la casa per i figli

Il Rapporto dedica infine un focus alla cosiddetta Silver age (60-85 anni), popolata di veri e propri “agenti economici attivi”. Per dire, “il risparmio precauzionale resta dominante tra gli ultraottantenni, legato soprattutto a incertezze sanitarie e imprevisti”. Quasi il 60% degli uomini e oltre quattro donne su dieci lavorano ancora dopo i 60 anni. “I silver appaiono i motori del welfare familiare, sostenendo economicamente figli e nipoti e dedicando loro tempo”, dice ancora il rapporto. In un panorama in cui l’80% degli intervistati vive in case di proprietà e il 7% degli over 60 continua a voler comprare casa, magari per migliorare la propria o spostarsi in vista della pensione, il 70 per cento dei “silver” ritiene che "bisogna lasciare almeno la casa ai figli”; la metà circa reputa che "l'eredità sia un dovere morale”. Infatti, ben il 22% degli acquisti effettivi degli over-55 riguarda alloggi per i figli.

Il risparmio che fatica a diventare investimento

Tema strisciante sotto questi numeri è quello della necessità di trasformare questo “giacimento di ricchezza” – come il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro, definisce il risparmio – in investimenti. E nei numeri del capo economista della Ca’ de Sass, Gregorio De Felice, c’è la fotografia del potenziale inespresso: nell’ultimo decennio il delta tra risparmio e investimenti è di 543 miliardi per l’Eurozona all’anno, e di 43 miliardi per l’Italia. Una differenza che va in parte all’estero, come dimostra il saldo tra investimenti diretti che entrano ed escono dall’Eurozona, costantemente in rosso.

repubblica

repubblica

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow